Panta rei - Inattesi incontri
Riflessioni...

domenica 30 gennaio 2011

Articoli e recensioni...

in... Psicologia generale.

Sono alcuni appunti che ho redatto man mano che ho proceduto nello studio... Dunque, non pretendo di dire alcunché di nuovo e originale, né tantomeno mi ergo a specialista del settore. Ho solo pensato di fare qualcosa di utile, per chi - come me, per un motivo o per un altro - si è imbattuto in questa "scienza", ch'è tanto affascinante quanto vasta. Garantisco, tuttavia, sulla rigorosità del lavoro svolto. Si troveranno anche pagine con riflessioni dedicate a quei "classici" di psicologia e di pensiero, che sono mio quotidiano nutrimento di studio e di vita.

Ma forse, se c'è in questo blog davvero qualcosa di originale, è quello di aver legato quasi ogni pagina ad un momento di pura poesia, a "ritratti" - specchio intimo della sensibilità del loro autore, - a tentare un "esperimento" che credo (senza vanagloria) unico nel suo genere: dare vita allo "schema", che parla dell'uomo seppure ci appaia mera nozione, fissandolo nell'immagine che forse più si avvicina alla sua cifra autentica e vera..

In questa sezione, potrete trovare miei "articoli" e recensioni su alcuni dei grandi classici della psicologia.

Ma questo studio, al di là del suo pretesto contingente, mi ha aperto un nuovo mondo e mi ha insegnato un nuovo modo di "percepire" e di accogliere la realtà, in quei grandi problemi dell'uomo.

Vi confesso che nutrivo una certa diffidenza nei confronti della psicologia come scienza: ho sempre odiato categorie e leggi generali, quando si parla di esseri umani. Già con il termine "definizione" si impongono limiti i quali non si concernono affatto con l' "essere" in quano tale.

Tuttavia, la scoperta di quella "terza via", nella ricerca psicologica, che propugna ed auspica un incontro autentico con l' uomo, che non si propone come dogma, bensì come ipotesi di "relazione di aiuto", e che non disdegna il dialogo e l'insegnamento delle culture "altre"; quella terza via, ch'è la "psicologia umanistica" o "transpersonale" (bersaglio spesso di acide denigrazioni da parte della psicologia accademica sperimentale),

mi ha dato la possibilità di conciliare questa scienza alla mia formazione più propriamente "filosofica" e "anarchica" (in senso lato), al mio modo di concepire l'esistenza , ma soprattuto:

L' Uomo nella sua esistenza.


LA PERCEZIONE

Definizione ed introduzione. L'elaborazione degli stimoli sensoriali. Il problema della costanza percettiva. Il problema della percezione dello spazio. Il problema della percezione delle qualità espressive e della causalità. La percezione del tempo. Ulteriori fattori che influenzano la percezione.

Definizione ed introduzione.

Con una definizione piuttosto moderna, possiamo dire che la "percezione" è il processo mediante il quale traiamo informazioni sul mondo nel quale viviamo.

*Se vogliamo, invece, raccogliere le caratteristiche dell’atto percettivo, possiamo dire che esso è:

- primitivo ed immediato (nel senso di non intellettuale e riflesso);

- oggettivo (nel senso di essere legato a condizioni esterne al percepiente);

- globale ed unitario (nel senso di non essere una pura eccitazione puntuale).

In linea generale, distinguiamo 2 modelli di approccio nell’esame dei processi percettivi:

1 modello (di realismo) ingenuo: afferma la mera ed incontestata corrispondenza fra realtà fisica e realtà percettiva;

2 modello neurofisiologico (di realismo critico): c'insegna che la catena dei processi ha una direzione del tutto diversa: dall’oggetto, fonte degli stimoli, alla stimolazione dei recettori, alla conduzione centripeta degli impulsi fino ai processi corticali. L’oggetto percepito è correlato strettamente con questi ultimi processi e non immediatamente con l’oggetto stimolante.

*Il passaggio da un atteggiamento di realismo ingenuo ad un atteggiamento di realismo critico può essere facilitato richiamando a scopo dimostrativo alcune situazioni quotidiane:

- assenza fenomenica in presenza di oggetti fisici (ad es., incapacità nell’uomo di percepire ultravioletti ed ultrasuoni…);

- presenza fenomenica in assenza di oggetti fisici (ad es., silenzio, buio, triangolo di Kanizsa…);

- discrepanza fra oggetto fenomenico e corrispondente oggetto fisico (ad es., le illusioni, nello specifico quelle "ottico-geometriche"…).

*Infine, uno dei problemi classici della percezione (specificamente, quella visiva) è riassumibile nelle 2 canoniche posizioni de:

a l’ "innatismo" (Cartesio e Kant): sostiene che l’uomo nasce già con una propria peculiare capacità percettiva;

b l’ "empirismo" (Berkeley e Locke): sostiene che l’uomo impara attraverso l’esperienza del mondo circostante la maniera di percepirlo.

Questi 2 indirizzi, trasferitisi col nascere della psicologia sperimentale dal campo più prettamente filosofico a quello appunto psicologico, sono passibili – secondo la maggior parte degli psicologi contemporanei – di una opportuna e feconda integrazione.

L’elaborazione degli stimoli sensoriali.

L’elaborazione degli stimoli sensoriali non deve far pensare ad un processo passivo, bensì ad una ricerca di significati, come descritto dagli psicologi della Gestalt, che ne stabilirono alcune leggi e principi (Wertheimer, 1923; Katz, 1948…):

1 l’organizzazione figura-sfondo, dov'è possibile interpretare la figura oppure lo sfondo. C’è una forte tendenza a localizzare l’area vista come figura più vicina di quella vista come sfondo. Rubin (1921) ha dimostrato che questa organizzazione obbedisce a determinate condizioni in base alle quali è possibile prevedere quale zona del campo acquisterà il ruolo di "figura" rispetto ad altre zone. Tra le più importanti di tali condizioni sono la grandezza relativa delle parti, i loro rapporti topologici ed i tipi dei loro margini.

2 Il completamento della figura, per cui si tende a percepire una figura come intera anche se una parte di essa è nascosta;

3 Il raggruppamento, per cui un insieme di elementi viene considerato un gruppo; il principio alla base della formazione di un gruppo può essere la vicinanza, la somiglianza o il destino comune;

4 Il movimento apparente.

5 Le leggi della segmentazione del campo visivo. Concorrono alla sua organizzazione e alla costituzione dell’oggetto percettivo e sono:

- prossimità: elementi vicini fisicamente tendono ad essere raggruppati;

- somiglianza: elementi simili tendono ad essere raggruppati;

- buona prosecuzione: elementi che formano linee rette o curve regolari tendono ad essere raggruppati;

- chiusura: quando ad una figura manca una parte, tendiamo a percepirla come chiusa e completa;

- destino comune: elementi che si muovono nella stessa direzione tendono ad essere percepiti come una unità;

- esperienza passata (unico fattore empirico): elementi percepiti in una loro posizione spaziale, cui si è abituati, possono non essere percepiti in posizioni insolite;

- pregnanza (o "buona gestalt"): elementi imperfetti tendono ad essere percepiti come figure "buone".

Il problema della costanza percettiva.

Il problema della costanza percettiva nasce dal rilievo che l’identità, la grandezza e la forma d'un oggetto possono rimanere invariate anche quando la proiezione retinica dello stesso oggetto varia di grandezza e forma al variare dei rapporti spaziali fra oggetto fisico e osservatore. Insomma, attribuiamo caratteristiche permanenti ad oggetti variabili.

a La costanza degli oggetti: è data dall’invariabilità dei rapporti tra gli elementi di rilievo che abbiamo nel complesso della situazione stimolante.

b La costanza di grandezza: dipende dal rapporto tra la grandezza reale dell’immagine retinica e la distanza apparente dell’oggetto, valutata attraverso gli indizi di profondità. ("Legge di Emmert"; esperienza della "camera distorta")

c La costanza di forma: dipende dal rapporto tra la forma dell’immagine retinica e l’inclinazione apparente dell’oggetto, percepibile utilizzando gli indizi che lo rivelano.

La psicologia strutturalista considera il fenomeno della costanza percettiva un processo spontaneo di autoregolazione, mentre la psicologia che ammette il riferimento all’esperienza lo considera un processo integrativo di adattamento ad una realtà che fa comodo stabilizzare.


Il problema della percezione dello spazio o della distanza.


Per "percezione dello spazio" si intende "la percezione delle caratteristiche geometriche e spaziali dei singoli oggetti (loro grandezza, volume, orientamento…) oltre a quella della distanza tra oggetto e soggetto che osserva, e tra i vari oggetti stessi".

La percezione dello spazio pone il problema di come sia possibile vedere in modo tridimensionale, quindi valutando distanza e profondità, a partire dalla proiezione retinica che, essendo su una superficie, è a due dimensioni. Ebbene, i fattori che intervengono sono i seguenti:

a indizi fisiologici (la visione stereoscopica). La visione stereoscopica rende possibile apprezzare distanza e profondità attraverso la convergenza degli occhi (per cui più è vicino il punto d’osservazione, maggiore è la convergenza necessaria) e la disparità delle immagini retiniche (per cui l’occhio sinistro non coglie, per effetto della sua distanza dal destro, la stessa immagine). La combinazione di questi due fattori fisiologici non sarebbe sufficiente se non intervenissero gl'indizi psicologici che, nella visione monoculare, consentono di apprezzare distanza e profondità in assenza dei meccanismi della visione binoculare.

b indizi psicologici:

1 "pittorici":

- grandezza relativa: a parità di condizioni, di due oggetti di grandezza diversa quello di maggiori dimensioni è percepito più vicino;

- sovrapposizione: un oggetto che copre parzialmente un altro oggetto è percepito come più vicino (ma il fenomeno è complicato da ulteriori fattori, studiati da Setter (1956): grandezza (una figura più grande è vissuta come davanti ad una più piccola), struttura (una figura con "buona gestalt" viene vissuta come davanti ad una figura più articolata e complessa); movimento (una figura in movimento viene vissuta preferibilmente come situata davanti ad una figura immobile);

- chiaroscuro: aiuta a delimitare i contorni delle figure tridimensionali;

- luminosità: a parità di altre condizioni, l’oggetto più luminoso è percepito come più vicino;

- prospettiva aerea: l’oggetto che dà un’immagine più chiara e dettagliata è percepito più vicino;

- prospettiva lineare;

- gradienti della densità di tessitura.

2 "legati al movimento".

La condizione necessaria, perché abbia luogo una percezione visiva di movimento, è l’esistenza di una modificazione temporale nello stato della stimolazione della retina. Qualora questa sia omogeneamente stimolata nel tempo, non abbiamo le premesse per la percezione del movimento. La modificazione temporale, inoltre, non deve essere né troppo lenta né troppo rapida, perché esiste una soglia inferiore e una superiore di velocità per la percezione del movimento.

- Il movimento stroboscopico: sta alla base del cinematografo, dove l’illusione del movimento è creata dalla rapida successione di stimoli immobili separati; una forma più semplice di movimento stroboscopio è quella nota come "fenomeno phi" o "beta movimento", dove la rapida successione nell’accensione di una serie di lampadine è percepita come un movimento effettivo della luce. Wertheimer e Korte hanno evidenziato che l’impressione di movimento si ha solo per intervalli ottimali di tempo e di spazio fra i due stimoli, e per valori ottimali di intensità dei medesimi stimoli.

- Il movimento indotto: si ha quando il soggetto percepisce il movimento dell’oggetto, mentre invece a muoversi è lo sfondo.

Il problema della percezione delle qualità espressive e della causalità.

a L’espressività degli oggetti.

*Oltre che la percezione di oggetti, esiste anche una complessa problematica riguardante la percezione del prossimo, ovvero la "percezione sociale". La psicologia associazionistica intende questo processo in termini di "empatia", vale a dire che noi riusciamo a cogliere l’espressività dei comportamenti altrui attraverso un confronto col nostro comportamento, quando ci troviamo in quello stesso stato d’animo. La psicologia della "gestalt" avanza invece l’ipotesi che la comprensione dell’espressione (sia degli altri individui sia in generale di oggetti) sia basata, più che sull’apprendimento, sulla struttura dell’evento: ovvero, fa dipendere la strutturazione del percetto da capacità neurologiche inerenti a una legge di "isomorfismo" tra mondo fisico, organico e psicologico, che va oltre il mero dato sensoriale, e fa sì che non esistano differenze essenziali tra il momento percettivo e quello concettuale della conoscenza.

*Negli oggetti, cogliamo una serie svariata di qualità, che secondo Metzger (1966) possono essere così classificate:

- qualità sensoriali o semplici o primarie: sono presenti anche se riduciamo lo stimolo ad un’area puntiforme, e sono specifiche per un preciso organo di senso;

- qualità globali o formali o secondarie: sono estese a tutta la configurazione nel suo insieme e sono tali da emergere solo dall’esame del tutto. Queste, a loro volta, comprendono:

*qualità strutturali: che caratterizzano la forma e il disegno architettonico dell’oggetto;

*qualità costitutive;

*qualità espressive.

b Nessi causali fra gli oggetti.

Sulla base di innumerevoli osservazioni (che prevedevano figure geometriche spostantesi su uno schermo: un oggetto B entra in movimento in presenza di un oggetto A che già si muove: l’osservatore comune ritiene che B si sia mosso a causa di A, benché tra i due non esista alcun rapporto causale), Michotte (1954) ha dedotto che l’ "impressione di causazione" è un dato percettivo immediato, legato alla struttura degli eventi cinetici, e indipendente dalla esperienza del soggetto.


La percezione del tempo.

La consapevolezza del processo temporale (cioè del trascorrere del tempo) genera a livello psicologico l’esperienza temporale.

Fondamentali, in tal senso, i seguenti fattori:

a stima del tempo (o senso della durata del tempo): si riferisce alla capacità di valutare la durata di un lasso di tempo, relativamente breve, senza l’uso di strumenti;

b orientamento temporale: in senso stretto, indica la capacità appunto di orientarsi nel tempo e di situare in esso gli eventi senza l’ausilio di strumenti particolari;

c prospettiva temporale (o orizzonte temporale): rappresenta l’arco di tempo psicologico in cui l’individuo vive; essa consiste dunque nel vissuto psicologico della persona che, vivendo nel presente, è in grado di avere rappresentazioni del passato e del futuro, le quali dirigono il suo comportamento, nel senso che un’azione è determinata anche dalle aspettative per il futuro e dalle esperienze passate.

Ulteriori fattori che influenzano la percezione.

Infine, bisogna tener conto di altri fattori (soggettivi) che influenzano la percezione:

a i bisogni organici tendono a determinare ciò che è percepito;

b ricompense e punizioni hanno influenze piuttosto considerevoli riguardo ciò che è percepito;

c il valore individuale degli oggetti influisce sulla velocità di riconoscimento;

d il valore dell’oggetto influisce sulla grandezza percepita;

e le differenze individuali (o la personalità) dei soggetti percepenti hanno influenze piuttosto considerevoli riguardo ciò che è percepito.


I PROCESSI SENSORIALI

Cenni introduttivi.

*I sistemi percettivi consentono di entrare in rapporto col mondo esterno, elaborando gli stimoli che da questo provengono. Nel processo di informazione sensoriale si distinguono 2 fasi: la "sensazione" e la "percezione". La prima riguarda il riconoscimento degli stimoli da parte degli organi di senso; la seconda, l’organizzazione e l’interpretazione delle informazioni sensoriali. "Sentire" uno stimolo significa esserne consapevole; percepirlo vuol dire capire che cosa è.

La relazione tra gli stimoli fisici e l’esperienza sensoriale sono studiate dalla "psicofisica", termine coniato da G. Fechner.

*Uno stimolo, oltre a essere adeguato al suo organo sensoriale, deve essere abbastanza intenso da stimolarlo. L’intensità minima in grado di stimolare un recettore è la "soglia assoluta", mentre il più piccolo cambiamento di intensità registrabile fra due stimoli è definito "soglia differenziale".

*La relazione tra stimolo e capacità di distinguerlo dipende dalla intensità dello stimolo di partenza, ma il rapporto tra la differenza minima percepita (dI, "delta I") e lo stimolo di partenza (I) è costante, come definito dalla cosiddetta "legge di Weber":

dI/I=K

[da ricordare che il rapporto rimane costante solo per valori medi dello stimolo, mentre deve essere aumentato per valori estremi].

*Alla legge di Weber, seguì la "legge di Fechner", secondo cui stimoli sempre più intensi sono richiesti per produrre un aumento costante dell’esperienza sensoriale:

S = K log I

(il valore della sensazione S è direttamente proporzionale al logaritmo naturale del valore dello stimolo I)

*Ulteriori osservazioni sulla sensibilità di un individuo a fronte di uno stimolo hanno portato alla formulazione della "teoria della detezione del segnale", che tiene in considerazione i criteri di giudizio e lo stato d’animo dell’individuo come variabili in grado di influenzare la percezione dello stimolo. Questa teoria stabilisce che la sensazione dipende sia dallo stimolo sensoriale che dalla volontà della persona a reagire.

Infine, la risposta allo stimolo è anche influenzata dal "fenomeno dell’adattamento sensoriale", per cui una sensazione è influenzata da una precedente esperienza sensoriale.

L’occhio.

*"Occhio" è il nome che viene dato a un organo pari situato in maniera simmetrica nelle cavità orbitali dello scheletro facciale: è dotato di una buona mobilità ad opera della muscolatura estrinseca che lo mantiene anche in posizione rispetto alle pareti della cavità orbitale. Anatomicamente, è di forma sferica, un po’ appiattita in senso verticale (bulbo oculare), pesa circa 7 gr. ed è costituito da 3 membrane concentricamente sovrapposte; dall’esterno all’interno: la sclerotica, la uvea e la retina.

*La sclerotica costituisce la membrana superficiale di rivestimento, dura, opaca, di colorito biancastro. Prosegue, anteriormente al polo del bulbo oculare, in un tessuto trasparente detto cornea. L’uvea, membrana vascolare, aderisce alla superficie interna della sclerotica per i suoi 2/3 posteriori circa (coroide), anteriormente forma per un breve tratto numerose pieghe raggiate (corpo ciliare) e termina disponendosi come un diaframma (iride) attorno ad un foro (pupilla) il cui diametro varia - sotto il controllo del sistema parasimpatico - col variare dell’intensità della luce e per l’azione delle fibre muscolari. La retina è la tunica nervosa dell’occhio, tappezza la parete opposta all’iride.

In condizioni normali, i raggi luminosi provenienti da un'immagine che si sta osservando, penetrano i nostri occhi attraversando nell'ordine: cornea; iride (al cui centro si trova il foro della pupilla); cristallino che, grazie ad un sistema muscolare ad esso collegato, può contrarsi o dilatarsi per poter portare a fuoco l'immagine sulla retina, comportandosi come una lente a "fuoco variabile"; corpo vitreo (o "umor vitreo") che rifrange ulteriormente i raggi luminosi deviandolo verso il punto di fuoco; retina, composta da coni e bastoncelli, che hanno il compito di trasformare gli impulsi luminosi in impulsi elettrici da inviare, poi, al cervello (ed è la parte su cui viene messa a fuoco, capovolta, l'immagine che stiamo osservando); nervo ottico che trasporta gli impulsi elettrici alle varie parti della nostra corteccia cerebrale cui è stato demandato il compito di elaborare ed interpretare ciò che stiamo vedendo.

Una parte molto delicata della formazione di un'immagine attraverso i nostri occhi, è quella che si svolge sulla retina ove si trovano, come detto, delle particolari cellule fotoricettrici chiamate coni e bastoncelli.

*I coni sono cellule altamente sensibili alle variazioni cromatiche, cioè ai colori, ed in un occhio normale il loro numero varia, mediamente, tra i 6 e 7 milioni di elementi; esse sono in grado di interpretare e reagire in maniera adeguata alle diverse lunghezze d'onda luminose da cui vengono eccitate. I coni sono situati, prevalentemente, nella zona centrale del tessuto retinico e ci forniscono la cosiddetta "visione fotopica", cioè, sono adatti alla ricezione di immagini fortemente illuminate ed interessano, come si può intuire, la visione diurna. Le dimensioni dei coni sono di circa 2 micrometri e ogni singolo cono è collegato ad un'unica terminazione nervosa (neurone).

I bastocelli, invece, hanno il compito di prendersi cura della morfologia dell'immagine osservata e la loro sensazione ottica prende il nome di "visione scotottica". I bastoncelli sono molto più numerosi dei coni e il loro numero varia, sempre in un occhio normale, tra il 75 e i 150 milioni di cellule. Queste ultime hanno una dimensione di circa 1 micrometro, sono distribuite quasi uniformemente sul tessuto retinico e ognuna di loro può essere collegata a diversi neuroni contemporaneamente. La capacità di vedere oggetti debolmente luminosi e poco estesi, considerando perfettamente efficienti tutte le altre parti costituenti il sistema occhio-cervello, dipende essenzialmente dalla distribuzione e dal numero proprio dei bastoncelli presenti sulla nostra retina. Quindi da loro dipende il potere risolutivo dei nostri occhi (e dalla dilatazione della pupilla).

*Esiste un limite al di sotto del quale l'immagine neuronale non può andare, ed è quello determinato dalla distanza delle cellule stesse: l'immagine per poter essere rilevata non potrà essere più piccola della distanza che c'è tra neurone e neurone a meno che, la stessa, non cada casualmente su di un singolo fotoricettore.

*L’incrocio delle fibre nervose visive è dimostrato dal fatto che la parte sinistra del cervello "vede" la metà destra del campo visivo, e la parte destra "vede" la metà sinistra. La retina di ogni occhio riceve l’immagine intera di un oggetto; gli impulsi lì generati dalle immagini sono portati dagli occhi lungo i nervi ottici. Tuttavia, al chiasma, le fibre di ogni nervo ottico si dividono in due fasci. La diramazione interna che viene dall’occhio destro passa oltre e si congiunge alla diramazione esterna che viene dall’occhio sinistro prima di continuare verso il corpo genicolato laterale sinistro. Le altre diramazioni si avviano verso il corpo genicolato laterale destro. Entrambi i fasci continuano poi fino all’area visiva della corteccia.

L’orecchio.

*Fisiologia dell'orecchio e trasmissione del suono. L’orecchio, organo dell’udito e parte del complesso sistema dell’equilibrio, si trova in gran parte alloggiato in un osso del cranio, bilaterale e simmetrico, detto osso temporale, che ne protegge le delicate strutture.

Da un punto di vista anatomico, ed in base a differenze funzionali e di sviluppo, l’intero organo viene suddiviso in 3 parti, note come:

a Orecchio esterno. E’ formato dal padiglione auricolare, l’unica parte dell’orecchio visibile all’esterno, e dal condotto uditivo esterno. Il padiglione auricolare è una struttura cartilaginea a forma di conchiglia, atta a raccogliere nel modo migliore le onde sonore e a convogliarle nel condotto uditivo (un canale osteocartilagineo), il quale a sua volta le convoglia alla membrana timpanica (che lo separa, così, dall’orecchio medio), che entra in vibrazione in presenza appunto di onde sonore.

b Orecchio medio. E' costituito in prevalenza da una cavità piena d’aria e rivestita da un sottile strato di mucosa all’interno dell’osso temporale. Nella cavità alloggiano i tre ossicini dell’orecchio, martello, incudine e staffa (catena ossiculare), che intervengono come amplificatori della vibrazione timpanica. La connessione tra la membrana del timpano e la catena ossiculare avviene a livello del martello, che aderisce alle fibre della membrana. La cavità dell’orecchio medio, detta cassa del timpano, è connessa all’ambiente esterno attraverso un sottile condotto detto tuba di Eustachio: questo è un canale in genere chiuso, che però si apre eseguendo determinati movimenti muscolari (sbadigliando o deglutendo). La sua funzione è di equilibrare la pressione esercitata sulla superficie esterna. La staffa, l’ultimo dei tre ossicini, s'inserisce in una piccola nicchia, la finestra ovale, permettendo il passaggio dell'onda sonora dell'aria alle strutture dell'orecchio interno.

c Orecchio interno. L’orecchio interno è una complessa struttura, contenente nei suoi vari compartimenti dei liquidi (perilinfa ed endolinfa) e situata all’interno dell’osso temporale (labirinto). Si distingue una parte anteriore dalla forma a spirale come una chiocciola - la coclea, che traduce l'onda sonora in impulso nervoso - ed una parte posteriore - labirinto posteriore - attraverso il quale l’orecchio partecipa alla regolazione dell’equilibrio. La coclea contiene l’organo dell’udito vero e proprio, detto organo del Corti che si sviluppa lungo tutto il percorso a spirale della coclea.

Le cellule cocleari di quest’organo rappresentano i veri e propri recettori uditivi del nostro orecchio e si connettono alle fibre nervose del nervo acustico, che uscendo dall’osso temporale attraverso il condotto uditivi interno, connette l’orecchio al nostro sistema nervoso.

La decodificazione delle informazioni uditive avviene nell'area della corteccia del lobo temporale, detta area acustica, dove esiste una rappresentazione "tonotopica", ossia una corrispondenza tra le diverse zone corticali con le diverse frequenze degli stimoli sonori.

*Il suono. Il suono è dal punto di vista fisico una vibrazione della materia che si trasmette sotto forma di "onde lungitudinali periodiche" attraverso la materia stessa, sia essa allo stato solido, liquido o gassoso. In assenza di materia (vuoto) non è possibile la propagazione dell'onda sonora.

Ogni qual volta un onda sonora deve passare tra un tipo di mezzo ed un altro (ad es., aria-liquido), una parte del suono viene riflessa e solo una porzione originale dell'intensità iniziale dell'onda viene effettivamente propagata. La trasmissibilità del suono è maggiore quanto più è denso il mezzo in cui si propaga (solido > liquido > aria).

*Caratteristiche del suono. Ciascun suono presenta 3 caratteristiche fisiche determinate:

- L'intensità, ovvero la pressione sonora dell'onda, percepita dall'orecchio umano come volume (piano - forte). L'unità di misura dell'intensità (volume) di un suono è il decibel (dB).

- La frequenza, ovvero il numero di cicli al secondo dell'onda sonora (ovvero, il numero delle lunghezze d'onda che passano per un punto in 1 sec.), inversamente proporzionale alla "lunghezza d'onda" dell'onda stessa. In base alla frequenza distinguiamo suoni alti (ad alta frequenza, cioè acuti) e suoni bassi (a bassa frequenza, cioè, gravi). L'unità di misura della frequenza è l'Hertz (Hz, inteso come cicli al secondo). Per le frequenze superiori a 1000 Hz, si usa spesso il suo multiplo il KiloHertz (kHz). L'orecchio umano, in condizioni normali è in grado di percepire suoni con frequenza compresa tra 16 Hz e 16 Khz (16.0000 Hz). Al di sopra ed al di sotto di questo campo di frequenze, parliamo rispettivamente di ultrasuoni ed infrasuoni, che sono percepibili da diverse specie animali, ma non dal nostro orecchio.

La composizione in frequenze di un determinato segnale sonoro, permette di effettuare una distinzione tra suono e "rumore", intendendo per rumore un segnale sonoro caratterizzato da frequenze diffuse, caotiche, disarmoniche. Quando un suono è rappresentato solo dalla sua frequenza fondamentale, ovvero è privo di armoniche, viene definito "tono puro".

- Il timbro, ovvero la composizione in frequenza di un determinato suono.

Altri sensi.

*Olfatto. Questa modalità sensoriale ci permette di saggiare la qualità chimica del mondo. I suoi recettori sono delle cellule pluriciliari impiantate, insieme a delle cellule di sostegno, in un epitelio posto in una piccola area interne della cavità nasale superiore detta regione olfattiva. L’annusamento porta ad un movimento dell’aria a contatto con tale regione la quale, di solito, è a contatto con dell’aria in quiete, dato che il flusso d’aria respiratorio sposta l’aria attraverso la cavità nasale inferiore e media e non interessa quella superiore. Non sia sa ancora con precisione attraverso quale meccanismo le sostanze odorose disperse nell’aria riescano ad eccitare queste cellule pluriciliate, anche se ciò, forse, avviene con la mediazione chimica di enzimi presenti nella sostanza gelatinosa che circonda le ciglia. La soglia di sensibilità olfattiva dell’uomo è molto bassa.

*Gusto. Anche questa modalità sensoriale ci permette di saggiare la qualità chimica del mondo. Le cellule recettoriali sono raccolte in gruppi di 40-50, detti bottoni gustativi, collocati sia nelle varie forme (circonvallate, a fungo, sfrangiate) di papille gustative della mucosa linguale che, isolatamente, sul velo palatino, sul faringe e sulla mucosa delle guance. Esistono recettori per 4 tipi di gusti fondamentali così distribuiti: per il dolce sulla punta della lingua, per il salato sui bordi anteriori della lingua, per l’aspro sui bordi posteriori e per l’amaro sul dorso della lingua. La soglia di sensibilità gustativa dell’uomo è piuttosto bassa.

*Tatto. I recettori del tatto (corpuscoli di Meissner) sono diffusi su tutta la cute, ma particolarmente concentrati alle estremità del corpo. Questa disposizione si spiega con la funzione tattile di esplorazione dell’ambiente circostante.


BIBLIOGRAFIA E RISORSE DI PSICOLOGIA

Bibliografia essenziale dei testi utilizzati per l'apparato documentario:

R. Canestrari Psicologia generale e dello sviluppo CLUEB

P. C. Cicogna Psicologia generale Carocci

Darley (et alii) Psicologia (2 voll.) Mulino

U. Galimberti Psicologia Garzanti

Gargione Psicologia Di Fraia Ed.

Harrè (et alii) Psicologia (dizionario) Laterza

Mecacci Introduzione alla psicologia Laterza

L. Tondo Compendio di psicologia Carocci

Risorse su internet:

Un ottimo ed esauriente monitoraggio delle risorse di psicologia sul web potrete trovarlo nel sito:

http://www-psicologia.psibo.unibo.it/scafelet.htm

Infine, sempre in tema, segnalo l'interessante sito di un amico-collega:

http://digilander.iol.it/pensoasi/


giovedì 27 gennaio 2011

Esistono libri passeggeri e libri immortali

Uno dopo l'altro si alzano i sottili veli di grazia scura, e a grado a grado le cose si vedono restituire le loro forme e i loro colori, e vediamo l'alba rifare il mondo nel suo disegno antico. Gli esangui specchi risplendono la loro vita imitativa. Le candele spente stanno in piedi là dove le abbiamo lasciate, e accanto a loro giace il libro semisfogliato che stavamo studiando, o il fiore con un filo di metallo per gambo che abbiamo portato al ballo, o la lettera che non abbiamo avuto il coraggio di leggere, o che abbiamo letto troppo spesso. Nulla ci sembra mutato. Dalle ombre irreali della notte ritorna la vita reale che ben conosciamo. Dobbiamo riprenderla là dove abbiamo smesso, ed ecco che si impossessa di noi il terribile senso della necessità di continuare a spendere la nostra energia nella stessa noiosa routine di abitudini stereotipate, o forse il selvaggio desiderio di poter aprire i nostri occhi su un mondo rinnovellatosi nella tenebra per il nostro piacere, un mondo in cui le cose abbiano forme e colori nuovi, e sia mutato, o abbia altri segreti, un mondo in cui il passato abbia poco o nessun posto.


Il peccato è veramente l'unico motivo di colore rimasto alla vita moderna.



"Si" continuò "per te valgo meno del tuo Ermes d'avorio o del tuo fauno d'argento: quelli ti piaceranno sempre, ma fino a quando io ti piacerò? Probabilmente fino al giorno in cui avrò la prima ruga. Adesso capisco che perdendo la bellezza, quale essa sia, si perde tutto: ecco quello che mi ha insegnato il tuo ritratto. Lord Enrico Wotton ha perfettamente ragione, la gioventù è l'unica cosa che meriti di essere posseduta. Quando mi accorgerò di invecchiare mi ucciderò". [...] "Questa è opera tua Enrico" disse il pittore amaramente. Lord Enrico si strinse nelle spalle: "Questo è il vero Dorian Gray, tutto qua".

Gli umili fiori di campo appassiscono, ma tornano poi a fiorire; il prossimo giugno l'avorno sarà dorato come adesso; tra un mese questa clematide sarà coperta di stelle purpuree e di anno in anno la verde notte delle sue foglie racchiuderà quelle stelle di porpora. Ma la nostra gioventù non torna mai indietro, il palpito di gioia che batte in noi a vent'anni si fa torbido, si indeboliscono le nostre membra, i sensi si corrompono. E noi degeneriamo in ripugnanti fantocci ossessionati dal ricordo di passioni di cui avemmo troppa paura e di tentazioni squisite a cui non osammo abbandonarci. Gioventù! Gioventù! Nulla vi è al mondo che valga la gioventù.

lunedì 17 gennaio 2011

The Way

giovedì 13 gennaio 2011

giovedì 6 gennaio 2011

Cercavo versi...

Le poesie non si scrivono ragionando,

per questo non mi riuscivano,

volevo trovare per forza dei versi,

li cercavo nella testa,

ma ahimè cercavo nel posto più sbagliato.




(Non serve cervello per diventare poeti,
l' inconscio prevale, sembra quasi contraddirsi con lo stesso (fin troppo elevato) termine "lirica" ,

invece la nostra parte animale ha la meglio,

è il nostro sè più oscuro che a volte prende il sopravvento,

e,... più è oscuro e più è buona poesia.)

martedì 4 gennaio 2011

Mare elegante

Brezza dell' anima

scivola fra i capelli

vestita di una levata assenza

respiro nel silenzio delle onde di un mare gelido

l' odore della tua piena essenza

vorticosa si costa al gentile profilo

incostante richiamo di un vento inibito

leggiadro sussurro d' amore furtivo.



di Silvia Miccoli